Sublimi

La mostra si compone di due altre serie di lavori, distribuiti al piano inferiore e superiore, che riprendono l’idea della processualità del mondo naturale. La serie Deposizione, nell’ex fontana, è una tela bidimensionale che ha assunto una dimensione scultorea tridimensionale per effetto di una particolare acqua vulcanica. Poste sotto una cascata di Saint-Nectaire, piccolo villaggio della Francia centrale, per sei mesi, le tele si sono pietrificate. Scorrendo sulla juta, l’acqua deposita di cristalli di calcite, ma mentre nel caso delle stalattiti, queste impiegano centinaia di anni, lì la natura accelera tale processo, mostrando il risultato di un metaforico viaggio nel tempo. L’opera Limes, sospesa invece sotto la cupola del presbiterio, si ispira al concetto di limite e di frontiera. Quando viene trovato il corpo di un lupo, in accordo con la legge italiana, questo deve essere cremato in centri specializzati. In Limes, le ceneri di un lupo sono state sparse all’interno di cristallo fuso, successivamente colato in stampi dalle forme dell’opera. Gli antichi romani, che temevano e ammiravano il lupo che li accudì, sono stati i primi a fare delle finestre di vetro per proteggere le loro abitazioni e chiamavano limes il confine, della casa come dell’impero. Una finestra di vetro che di solito separa il mondo animale da quello umano, in questo caso, li riunisce, com-portandosi come una barriera trasparente fra due universi. Dove l’altare rimanda al punto in cui il divino incontra l’umano, l’opera costituisce un punto di incontro. Tutte le opere in mostra si muovono sul confine tra ciò che è propriamente umano e ciò che tende a superarlo: il sacro, la natura, l’animale, mostrando come queste dimensioni, che la società occidentale tende a separare, si compenetrano inevitabilmente. La capacità trasformativa della materia, i processi fisici e chimici della natura e della tecnica sono gli elementi che Namsal Siedlecki usa nella sua ricerca per cambiare il piano di lettura e di interpretazione della realtà.