Sul mutismo dei germogli – Epochè, V edizione del festival dell’arte nomadica















Abitare un luogo marginalizzato, sempre più svuotato e deprivato del suo genius loci, comporta l’assenza di quelle azioni ripetute e rituali che, in qualche misura, danno senso all’abitare. Finalità del progetto è perciò la “riaddomesticazione” di Ferentino e della Valle del Sacco: vivere localmente significa pensare globalmente, con l’obbiettivo di raggiungere un “affratellamento” tra spazi marginalizzati.“E’ solo radicandosi nel posto in cui si vive che diventa possibile operare un racconto sensato dello spazio” (v. fenomenologia di Merleau-Ponty). E questo processo di riappropriazione di sé e di risignificazione dello spazio avviene, nella dimensione del Festival, mediante l’attraversamento ripetuto dei luoghi. Come gli zampognari che, in certi momenti dell’anno, con la loro musica riedificano simbolicamente gli spazi, così gli attori “nomadi”, durante il festival, con la loro voce e i loro corpi, ristrutturano un territorio disgregato con azioni rituali di “domesticazione”. Si tratta della ripetizione simbolica di qualcosa che forse non c’è mai stato o che è stato cancellato, ma la festa, come ricerca della “riproduzione indicibile del ricordo”, diventa rappresentazione ed emersione del possibile nonché riconciliazione con il presente. Da questo punto di vista ciò che accade durante il Festival può essere considerato, con un richiamo a Giordano Bruno, un “teatro della memoria”, una memoria pensata spazialmente, dispiegata, come una planimetria, come una città. Il pubblico si muove con gli attori attraverso le strade che diventano “stanze mnestiche” create “endosimbioticamente”, in una geografia immaginaria, in cui gli spazi “traumatizzati” dell’abbandono vengono infine riparati dalla desertificazione e rigenerati.
Sul mutismo dei germogli, mostra transumante ARCA(Sezione di arti visuali), in Epochè| V edizione del festival dell’arte nomadica | Ferentino a cura di Danilo Paris
Abitare l’orizzonte, a cura di Rione Placido (Casa della Pace)
Alice Colacione | Tiziano Conte | Denise Montresor | Paolo Vitale
Il mio paese non ha case, a cura di Ado Brandimarte (Galleria Vicolo Sistitilio)
Gianfranco Basso | Donato Marrocco | Alicya Ricciuto | Elena Ricciuto | Svea Taubert
Nomadi Insetti DèI, a cura di Jonathan Giustini (Mercato Romano)
Giulio Ceraldi | Consuelo Chierici | Giancarlo Savino ( Gruppo Virus)
Come chi si abitua alla notte, a cura di Enrico Scapinelli (Criptoportico – Cripta di S.Lucia)
Michela Carrano | Michele Cotelli | Jonathan Soliman
Per ricantare amore ( Chiesa di S.Lucia, Navata) Veronica Leffe
Geopolitical Oracle, di Giampaolo Parrilla( Chiesa di S.Lucia, Abside)
Maschere transumanti | Di Matteo Gobbo
In Futura (Fotografia e video-arte), a cura di Emanuele Paragallo
Chrisalis Os, di Francesca Giansanti e Matteo Gobbo (Chiesa di S.Lucia, Abside)
Trancehumansa, a cura di Danilo Paris e Giammarco Pizzutelli, con Germana De Vincenzi e Davide Luccarelli
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La sabbia delle urne, a cura di Inverso Poesia e Vallecchi Poesia
Orti erranti, performance di Noemi Saltalamacchia