Post Lava Resurgo – Chapter I Part I
Lo spazio è stato progettato per essere un portale interattivo per la storia dell’area mercatale di Portici, tracciando la storia secolare del luogo dove è situato e del suo intorno. La posizione del negozio si inserisce nel tessuto urbano porticese, nel tratto di strada più antica, che risale al tracciato della strada consolare romana.
Su questa strada sorgeva la prima chiesa principale di Portici, poi sommersa dalla lava e responsabile dunque della costruzione della nuova chiesa costruita poco più avanti, in Piazza San Ciro. Il passaggio millenario di persone permette la vita stessa della strada, e ne ricalca come dai tempi antichi, lo scopo commerciale legato al traffico di persone, e dunque di merci, sia ancora il significante e il significato della strada, sulla quale la vetrina – come una finestra – si affaccia ed invita ad essere attraversata. Per tale ragione, ogni intervento è concepito come un perno bifronte, non solo come approfondimento della pratica di ciascun artista selezionato, ma come possibilità di reinterpretare e offrire una riflessione sullo spazio che occupa la vetrina.
Il primo capitolo ha nel suo sottotitolo ancora la fattezza di ‘negozio’, un lascito della vecchia identità, inteso non solo come memoria ma anche come punto fisso per poi costruirci la nuova identità (metafora delle tante case costruite a Portici e nel vesuviano sulla lava). Lo stesso titolo del progetto, è una variazione del motto latino Post Fata Resurgo (Dopo la morte, rinasco) allusione non solo alla fenice ma anche al motto di alcune città del vesuviano che sono state più volte distrutte da eruzioni vulcaniche e poi ricostruite.
Parallelamente al riutilizzo dei materiali; come anticamente si ricostruivano i palazzi e si rimettevano in piedi le macerie, il primo artista selezionato lavora pensando al negozio inteso e concepito come mera attività espositiva.
Collegandolo ad un’esperienza personale, le scarpe incarnano simbolo di disfatta – e di rinascita.
Se da un lato denunciano lo sforzo e il sacrificio della ricerca del lavoro in una città complessa come Milano, dall’altro fortificano il legame con il suolo natio e anticipano un processo di rinascita e di riscoperta personale.