US – Marco Di Coscio

US – Marco di Coscio
Un viaggio tra l’immaginario scenico e l’intimità dei ritratti
La mostra fotografica “US” di Marco Di Coscio invita il visitatore a percorrere un viaggio tra l’immaginario scenico e l’intimità dei ritratti. La sua ricerca si manifesta in due anime differenti: i Tableaux, costruzioni visive dal forte impianto narrativo, e i Portraits, strumenti di indagine intima che restituiscono la complessità della presenza umana nella sua essenzialità.
I Tableaux raccolgono gli scatti più complessi e con soggetti pensati minuziosamente dal fotografo. Il termine rimanda alla corrente del Pittorialismo del XIX secolo, movimento che rivendicava dignità artistica per la fotografia, e in particolare alla pratica del tableau vivant resa celebre dalla fotografa inglese Julia Margaret Cameron. Come allora, anche in Di Coscio emerge la ricerca di una composizione densa e scenica. Sono immagini in cui lo spazio si riempie di elementi e di soggetti che variano a seconda dell’ambiente, attentamente scelto e con un equilibrio estetico rigoroso.
I protagonisti scelti e attentamente studiati, li troviamo in spazi interamente ricostruiti in studio o in un ambienti naturali.
La parte più difficile nel creare queste scene visive sta nell’immaginare come un gran numero di elementi possano unirsi in un’unica immagine coerente, che abbia sia un messaggio chiaro che un’estetica completa.
Nei Portraits, al contrario, lo sguardo si concentra sull’essere umano. Il progetto, avviato nel 2022 e tuttora in corso, include fotografie di strada e lavori di studio. Al centro c’è l’idea di dignità: «Ogni ritratto ben riuscito – afferma l’artista – è un’opportunità per abbassare la guardia ed entrare in contatto con la bellezza che mi circonda, una bellezza che risiede soprattutto nella varietà e nella diversità».
L’allestimento mette in dialogo queste due modalità espressive: da un lato la coralità della rappresentazione, dall’altro l’intimità dell’individuo. Insieme, rivelano una costante nella ricerca di Marco Di Coscio: la tensione tra l’identità personale e la scena collettiva, tra l’attore e lo spettatore, tra l’immaginario e la realtà senza limitarsi nella scelta del soggetto.
Nei Tableaux il tempo sembra fermarsi, sospeso in una scena che attende di essere compresa mentre nei Portraits il tempo si concentra in un istante, dove sembrano tutti appartenere alla stessa stanza. In entrambi i casi, Marco Di Coscio ci ricorda che ogni immagine è una soglia: varcarla significa attraversare la distanza tra noi e l’altro.
Ciò che emerge con chiarezza è una pratica fotografica che non si limita alla restituzione del reale, ma che lo ricostruisce e lo interroga. I Tableaux, per la loro complessità compositiva e la sospensione temporale che evocano, instaurano un rapporto quasi teatrale con lo spettatore, chiamato a decifrare nessi e significati. I Portraits, invece, operano per sottrazione, cercando un contatto diretto con il soggetto e un’autenticità che si manifesta nella varietà dei volti e nella dignità delle espressioni.
Nel dialogo tra queste due modalità espressive si manifesta una costante della ricerca di Di Coscio: l’immagine come soglia, come mezzo di attraversamento tra noi e l’altro. In questo senso, “US” non è soltanto una raccolta di opere, é un invito a ripensare al ruolo dello sguardo nell’epoca contemporanea, non più strumento di consumo rapido, ma spazio critico di incontro, distanza e riconoscimento.