Giovanni Termini. Il sonno della pozzanghera














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“Il sonno della pozzanghera” prosegue l’esplorazione di Termini sulle relazioni e sul dialogo che le sue opere stabiliscono non solo tra loro, ma anche con l’ambiente circostante. Ogni creazione non esiste in isolamento, ma fa parte di un contesto che si estende ben oltre le mura della galleria.
“Mi verrebbe da dire che le opere di Termini nascano sotto la dettatura di un sogno inquieto, conservando tuttavia la concretezza di un’area sottoposta a lavori in corso. Ruvidezza e poesia, malinconia e ironia, grottesco ed eleganza danzano assieme nelle sculture dell’artista, che mantengono una distanza di sicurezza da ogni forma di patetismo, a partire dai titoli, sempre asciutti e incisivi.
È senza dubbio il caso de Il sonno della pozzanghera, quarta mostra di Termini alla galleria ME Vannucci di Pistoia. In questo caso è un’opera a dare il titolo all’intera esposizione. Ma cos’è la pozzanghera di cui ci parla Termini? Si sa, gli artisti vivono di ossessioni; e per lui, in questo caso, è stato un dettaglio minimo a trasformarsi in un chiodo fisso. Il pavimento della galleria – e dopo la visita a questa mostra sarà impossibile non notarlo – è segnato da alcune macchie: si tratta di chiazze di risalita che testimoniano la precedente vita dello spazio espositivo – un’officina –, tracce che il più delle volte il visitatore si limita a calpestare, passandoci sopra, in senso letterale e figurato. La storia, per Giovanni Termini, si ripete sotto forma di macchia che trasuda dal pavimento, sfidando il tempo. Un dettaglio interstiziale diventa una voragine nella quale tuffarsi, suggerendo immagini e storie; è così che l’artista ha generato una pozzanghera, attorno alla quale orbitano tutte le altre opere. Ma procediamo con ordine, seguendo le opere – tutte inedite – disseminate nello spazio della galleria, una popolazione garbatamente eccentrica.” (Saverio Verini)
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