THE ITALIAN ART GUIDE


CAN YOU HEAR ME? OVER

CAN YOU HEAR ME? OVER prende in prestito il linguaggio della comunicazione radiofonica non solo per delineare l’estetica visiva dell’esposizione, ma anche per strutturare l’impianto concettuale. La mostra si configura infatti come un un sistema di trasmissione instabile, attraversato da interferenze, carenze di segnale e codici distorti. “Can you hear me?” è la domanda che viene posta nelle situazioni di crisi comunicativa – quando il flusso tra emittente e ricevente si incrina, disturbato da interruzioni o distorsioni. “Over”, nel gergo radio, segna invece la fine di un messaggio e al tempo stesso apre uno spazio d’attesa: un vuoto in cui la risposta è possibile, ma non garantita.
È proprio in questa soglia incerta, sospesa tra invio e silenzio, che prende forma lo spazio espositivo: abitato da opere che non si propongono come enunciati definitivi, ma come messaggi incompiuti, segnali frammentati, che accennano a un possibile contatto, seppur inevitabilmente incompleto.

La mostra segue una narrazione volutamente non lineare, riflettendo la marcata eterogeneità delle opere presenti, tanto sul piano concettuale quanto su quello tecnico-formale. Attraverso media differenti – dalla fotografia, all’immagine in movimento, fino a configurazioni installative e sonore – ogni progetto si impone come esito singolare e distintivo di una ricerca autonoma.
Eppure, al di là delle differenze formali, emerge un paradosso significativo: ciascun lavoro mostra piena capacità di coesistere all’interno di un medesimo ecosistema visivo, affermandosi come frammento parziale, di una riflessione più ampia e stratificata sulle trasformazioni percettive, cognitive e relazionali che l’attuale condizione tecnologico-digitale produce.

Un’indagine che, sebbene a un primo sguardo possa apparire disomogenea, rivela una coerenza sottile ma sostanziale, radicata nella comune appartenenza generazionale degli artisti coinvolti. La lettura che ne emerge proviene quindi dall’interno, maturata da individui che operano con piena consapevolezza all’interno degli stessi codici culturali, del folklore digitale e dei linguaggi visivi che abitano la rete e plasmano l’attuale contesto tecnologico. Questi riferimenti vengono qui rielaborati e tradotti in forma espositiva, dando vita ad opere che si configurano come segni, strutture e forme ibride. Elementi che, pur nella loro parzialità e instabilità, riescono a restituire le complessità stratificate dell’esperienza umana nel contesto digitale contemporaneo.

A partire da questa pluralità condivisa, le pratiche dei cinque artisti si diramano in direzioni autonome e sfaccettate. Il nuovo folklore digitale e le estetiche emergenti dei social media costituiscono terreno comune per Emma Castelnuovo e Giacomo Erba, le cui ricerche scaturite sono a tutti gli effetti indagini su campo. Emma Castelnuovo esplora le estetiche sonore del phonk e del nightcore per dare forma a una traccia che intreccia rabbia, lutto e immaginario digitale. Attraverso testi ispirati a lettere minatorie, l’artista sovverte i codici maschili di entrambi i generi, incarnando una figura vendicativa e disturbante: l’ultima gattara. Giacomo Erba ricostruisce l’immaginario visivo e digitale legato agli avvistamenti UFO in Valmalenco attraverso un’installazione video e un intervento fotografico-scultoreo, intrecciando folklore locale, estetica cospirazionista e cultura online. In dialogo con queste riflessioni che esplorano nuove derive digitali, Sarah Indriolo indaga la presenza (e l’assenza) delle adolescenti nello spazio digitale. Attraverso fotografie e video realizzati con ragazze tra i 13 e i 18 anni, restituisce una narrazione intima e frammentata, che mette in crisi i codici estetici dominanti delle piattaforme social. A questo sguardo si unisce Nicola Biscaro che riflette sulla rappresentazione del corpo umano attraverso modelli di intelligenza artificiale, mettendo in discussione la nozione di verità visiva. Le immagini delle cere anatomiche, elaborate da modelli ripresi da archivi e fotografie originali, danno forma a un video ambivalente tra documentazione scientifica e algoritmica. Infine, Luca Dibenedetto amplia il campo di indagine, affrontando il digitale come questione ecologica. Il suo lavoro si ispira ai principi del permacomputing. Attraverso inserti low-tech e pratiche di resilienza informatica, Luca Dibenedetto propone un’installazione sonora e visiva realizzata attraverso la riappropriazione di componenti tecnologici obsoleti, trasformati in nuovi dispositivi espressivi.

CAN YOU HEAR ME? OVER
6 Jun, 25
6 Jul, 25
Nicola Biscaro, Emma Castelnuovo, Luca Dibenedetto, Giacomo Erba, Sarah Indriolo
Giulia Moscheni
via San Vitale 5, Verona
Sarah Indriolo